Scusa Cla82Limited se sono stato telegrafico, dovevo andare via di li a poco e... ho abbreviato!
Cla82Limited ha scritto:Da cosa deduci che non capisco? Se anche dovesse essere così, avere qualcuno che sveli l'arcano sarebbe di grande aiuto
La domanda sul RAW. La domanda su quale intento di rendering usare. L'uso del soft-proofing e dei profili di stampa.
Sostanzialmente ogni domanda che hai fatto mostrava che non hai chiare le basi dell'avere un flusso di lavoro profilato... e se le basi non sono chiare rispondere alle tue domande serve a poco (e come se, ad esempio, una persona riducesse la fotografia macro alla terna di valori ISO, diaframmi, tempi da usare).
Il rischio, come ho detto tante volte, e' di ottenere risultati inconsistenti e non riuscire a trovare ne la soluzione ma ancora prima a non trovare nemmeno dove si origina il problema.
Domanda 1.
Il profilo colore della fotocamera agisce solo sul JPEG. Il RAW non ha profilo e saranno le impostazioni dello sviluppatore che usi ad assegnare il profilo.
Domanda 2.
L'intendo di rendering e' una di quelle cose che fanno parte dell'ABC del flusso profilato. Ogni intento ha uno scopo diverso e la mia risposta - Percettivo - e', in realta' sbagliata. La risposta corretta in realta' e'
dipende da cosa devi fare. "Percettivo" cosa significa? Significa che, in una conversione di spazi colore, quando per un colore non c'e' corrispondenza va scelto un colore nello spazio di destinazione che viene percepito come simile a quello mancante. Di norma, per un fotografo, e' l'intento che fa quello che ci si aspetta... ma non e' mica detto, specie se i tuoi intenti (
) sono altri! :P
Domanda 3.
Per il discorso sull'intento di rendering vale quanto detto sopra. Se loro ti forniscono il profilo di stampa puoi fare il soft proofing... ma mica solo quello! Intanto quando fa il soft proofing vedi quali colori sono fuori gamut... e quando vedi quali sono fuori gamut puoi fare regolazioni in modo tale da aggiustare i colori della tua immagine dentro il profilo di destinazione (il che significa, estremizzando, che utilizzando una stampante del cacchio con colori del cacchio puoi scegliere quali colori del cacchio usare e ottenere una stampa con colori del cacchio coerenti... e' un po' come scegliere accuratamente cosa mangiare per ottenere un certo odore quando vai di corpo per poi compiacersi - seduti sulla tazza - di averlo azzeccato!
).
Teoricamente, una volta che hai fatto le tue regolazioni con il soft proofing dovresti convertire il profilo colore della tua immagine in quello di stampa e chiedere la stampa della tua immagine
senza convertire il profilo colore. In questo modo dovresti ottenere un risultato predicibile.
Fotografare la tavolozza standard e' una cosa che puoi fare a tua discrezione se ti da l'impressione di poter controllare meglio il risultato... in realta' non ti serve ma credo fermamente che per fare una stampa che si reputa buona il 90% lo fa l'essere convinti di aver fatto una buona stampa. :P
Cio' detto non userei il ProPhotoRGB nemmeno se pagato. So bene che usarlo regala al fotografo quella luminosa aura magica del professionista... del resto se sul mirino non c'ha scritto "Canon" o "Nikon" che altro ti rimane per recuperare un po' di dignita'? La contropartita e' che gli inesperti vedendo la tua aura luminosa potrebbero equivocare e pensare solo che hai l'AIDS (cit.).
Cla82Limited ha scritto:Per quanto riguarda il motivo per cui cambiare il workflow, ritengo che, data la capacità di molte stampanti professionali di laboratorio di stampare oltre l'estensione del sRGB e visto che vorrei ottenere i migliori risultati possibile nella stampa fine art, perchè non andare verso qualcosa di meglio?
Vuoi fare sul serio, in laboratorio, una stampa fine art? Il sistema e' andare da chi stampera' la tua foto, parlarci, spiegargli cosa vuoi ottenere... il resto sono cacchiate.
Cla82Limited ha scritto:Inoltre, e qui siamo nell'ambito delle elucubrazioni, ritoccare una foto in Prophoto RGB a 16bit da molto più margine che lavorare su una in sRGB a 8 (o anche 16) bit. E qui siee iberissimi di dirmi che ho sparato una minchiata (purchè mi diate una giustificazione...).
Diciamo che il discorso bit non c'entra granche'. La questione e' diversa: se usi uno spazio colore molto ampio, che magari riesce a contenere lo spazio colore di stampa (e non e' affatto scontato che cio' avvenga usando ProPhotoRGB), puoi fare delle regolazioni senza andare fuori gamut nello spazio colore dell'immagine: significa che, teoricamente, puoi vedere certi colori che in uno spazio colore piu' ristretto sarebbero rappresentati da un colore di rimpiazzo (quale lo dice l'intento di rendering). Contemporaneamente a cio', pero', si incastra anche lo spazio colore del monitor che sara' piu' stretto, notevolmente piu' stretto, del ProPhotoRGB e quindi anche se usi un profilo che ti rappresenta quei particolari colori, potrebbe intervenire il monitor a metterli fuori gamut e rimpiazzarli con altri.
La scelta quindi e' fra non vedere quello che potresti vedere ma che vedrai in stampa, o vedere che qualcosa non vedi ma che vedrai in stampa.
Ciao
Jenner