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La fotografia é una parabola della vita del fotografo, alcune volte della parabola di una nazione, un'ellisse come quelle create dall'ogiva di un cannone che prima o poi tocca terra con un grande boato e lasciando innumerevoli macerie: il Giappone di Nobuyoshi Araki. Lo sguardo di quest'uomo sul suo paese é crudo, forse crudele ed affronta spesso il tema della donna e della visione che l'uomo ha della stessa attraverso le proprie frustrazioni, manie, desideri. Spesso definito come un fotografo di genere erotico, Araki é qualcosa di altro ( il genere gli sta stretto e sarebbe riduttivo),é un acuto osservatore della realtà che lo circonda puntando l'obiettivo su un'intera nazione a partire dalla metà degli anni settanta in un Giappone in pieno boom economico e demografico ma anche senza una bussola precisa che non fosse l'arricchimento sfrenato ed il sesso come unica forma di appagamento per una vita di sacrifici. Più volte nelle sue opere si troverà il connubio tra amore e morte, fino a suggellarsi nel destino crudele della compagna della vita che morirà giovane e che Araki seguirà e fotograferà con affetto fino agli ultimi istanti svelando un'animo gentile più che perverso.
Dalla metà degli anni sessanta (le Olimpiadi a Tokyo si tengono nel 1964) Araki si fa testimone di una rivoluzione sociale e sessuale ma non solo attraverso un linguaggio spoglio o come alcuni suoi critici affermano, "neo realista". Il bellissimo volume dedicato al fotografo "Self , Life, Death" della Phaidon ben descrive i passaggi chiave della fotografia di Araki e si apre con una bellissima immagine del 1985 con il fotografo intento ad immortalare un bambino placidamente seduto in mezzo alla strada. La fotografia di Araki parte dall'infanzia: i suoi primi lavori personali nella seconda parte degli anni sessanta sono dedicati ai bambini in un contesto urbano caotico e fatiscente di una metropoli che si sta risollevando dalla distruzione della guerra. Gli si riconosce ancora quello sguardo documentaristico che é affine ad un Terzani od un Maraini, una fotografia fresca e gaia a volte antropologica. E' un primo Araki che ritroveremo negli anni a venire qua e la, ma che volge negli anni settanta lo sguardo al mondo femminile ed ad ogni sua metamorfosi cogliendo con assoluta sincerità lo smarrimento di un mondo che si libera a stento delle proprie inibizioni e quando lo fa salta a piè pari nell'eccesso e nella stravaganza.
il metodo Araki
E' difficile parlare di "metodo" nella fotografia dove spesso l'autore si muove con il fine di sviluppare un progetto, una idea precedentemente elaborata e che lo scatto porta a compimento. Araki (come molti altri autori giapponesi e non) invece é un fotografo che scatta in maniera compulsiva (centinaia di snapshot al giorno) catturando ogni momento della propria e altrui vita elaborando le immagini in un secondo momento alla ricerca di una narrazione. Il suo metodo é stato usato da tantissimi altri fotografi capaci in maniera più o meno soddisfacente di costruire una storia a tavolino
Araki ed il sesso
Un personaggio come Araki non diventa controverso per caso ma per scelta. Il giapponese é prima di tutto un uomo curioso che fotografa solo per la propria soddisfazione e non per bramosia di successo e quando iniziò i propri lavori sulla prostituzione in Giappone e più in particolare sulle relazioni sessuali tra uomini e donne lo fece per gioco e per divertimento, catturando però una società in evoluzione in un momento topico della propria storia. E' questo l'Araki più famoso, in particolar modo in Europa dove ha un seguito enorme (molto meno nella puritana America). e controverso in Giappone (arrestato,minacciato, picchiato per aver violato la morale pubblica) ma alla fine fotografo e uomo di successo che ancora oggi passati i 70 anni é capace di grandi guizzi di genio
Il fotografo di strada
Un uomo che scatta centinaia di foto al giorno (rigorosamente a pellicola) non può che essere definito anche uno Street Photgrapher e ne sono testimonianza le decine di volumi pubblicati sulla natura del mondo attraverso lo sguardo del fotografo giapponese. Famosissimo il suo "Tokyo Walks" una vera guida fotografica della capitale giapponese. Araki, come Moriyama o Kishin hanno creato un'estetica della fotografia giapponese così particolare da avere un senso solo nel mondo in cui nascono. Gli spettatori occidentali osservano questi scatti rapiti per un misto di ragioni spesso incomprensibili che vanno dal fascino per l'oriente alla curiosità per le perversioni umani; ma tutto in relazione ad uno spazio molto ristretto che spesso é rappresentato dalla sola città di Tokyo. Araki (e meglio ancora Moriyama) getta uno sguardo curioso su luoghi limitati e li svolge il suo lavoro in un'arco di tempo interminabile, un lunghissimo progetto fotografico sulla vita e la morte che dura da oltre quaranta anni.
Vita e Morte
Araki é stato legato, forse incredibilmente, ad una sola donna per lunghissimo tempo. La moglie che lo ha accompagnato per decenni ed a cui ha dedicato un bellissimo libro "A sentimental Journey" che narra del loro viggio di nozze. Scomparsa una decina di anni orsono, il fotografo inizia un processo di elaborazione della morte, prima attraverso la testimonianza della scomparsa dell'amata e poi attraverso una trasformazione della sua fotografia.
Oggi pur essendo un uomo di una certa età non é difficile vederlo gironzolare per le strade di Tokyo con la sua compattina, curioso come un bambino alle prime armi.