california ha scritto:Non credo sia come credi, Valerio...
Il settore "fotografico" non é mai stato che una minuscola branca, minuscola in tutti i sensi (fatturato, dipendenti impiegati, risorse investite) dell'immensa realtá produttiva della Arsenal Zavod.
Probabilmente si sono trovati, come moltissime aziende enormi e tentacolari, a doversi razionalizzare e riorganizzare.
Posso ipotizzare, col sentimento di non sbagliarmi di molto, che le attrezzature e le tecnologie in loro possesso risalissero agli anni '50, o giú di lí.
Avranno magari cercato un compratore interessato al "ramo d'azienda". Ma chi comprerebbe una simile realtá (im)produttiva, che quasi sicuramente sopravviveva non grazie ai suoi introiti ma solo grazie ai proventi di altri settori dell'enorme azienda di cui faceva parte?
Tieni anche conto che i prezzi degli immobili e il valore dei terreni edificabili a Kiev sono aumentati vertiginosamente, e che la Arsenal Zavod, a quanto mi risulta, si trovi (trovasse?) relativamente in centro... Penso che solo il terreno su cui sorgevano le officine che hanno dato la luce a tante storiche macchine e lenti, valesse molto piú dell'azienda in sé.
Avranno mandato in demolizione i macchinari, licenziato o ricollocato i dipendenti, e venduto muri e terreni.
E' il mercato, Valerio, é il capitalismo.
Soprattutto, é il tempo che passa...
Quoto tutto quanto, mi sembra una analisi brillante oltre che "economicamente" corretta. Ma anche tralasciando le ottiche "storiche", se in giro per il mondo tanta gente usa lo Zenitar 16/2,8 e lo cerca con pazienza con innesto a vite per poterlo adattare a Canon grazie al tiraggio più contenuto, se a tanti professionisti ho visto montare davanti a un corpo a tendina comprato appositamente (una Hassy 2000FC, economica perché priva di mercato, o una Mamiya 645) lo stimatissimo Zodiak 30 mm, forse un mercato potenziale per lasciare attivo un reparto che continuasse a produrre oggetti "piazzabili" oltretutto a prezzi inferiori ai loro omologhi universali Sigma o Tamron, alla fin fine c'era.
Guarda i giovanotti di Arax. Secondo me, se potessimo vedere dove lavorano, penso che strabuzzeremmo gli occhi. Io mi immagino un ampio e un po' squallido appartamento in periferia o addirittura un grosso garage come quello dove cominciò la storia di Apple Computers, o giù di lì. Ma hanno capacità tecnica, conoscono bene i difetti che sanno perciò minimizzare per quanto possibile delle Kiev e similari (mamma mia che calessi meccanici), san fare un po' di marketing per gli snobetti (tipo rivestimenti rossi tipo lucertola e similari), e poi hanno.... Internet.
Che gli permette di lavorare grazie alle poste, invece di dover avere dei punti vendita con vetrine illuminate, passi carrabili, commessi e quant'altro...
A volte ci vuole prima di tutto un po' di coraggio...
Pensa al fenomeno della Lomografia...
Io sono grandicello, e la fotocamera Diana per pellicola 120 la ricordo nitidamente in vendita quando avevo... boh, quattordici-quindici anni, negli autogrill, a lire mille (1.000) completa di flashetto per lampadine a bulbo azzurrato... poco più di un giocattolo, un gadget per far iniziare un bimbo... le foto, intanto, le faceva, col suo menisco diaframmato...
Adesso sul fenomeno Lomographia ci fanno i convegni, è una delle cose più innovative nell'ambito della street photo degli ultimi decenni...
Non so se ho reso l'idea.
Comunque, a parte il 16 mm con attacco Pentax K e l'irrinunciabile MTO 10/1000 MC, ho due corpi Kiev 88 (ahimé con l'attacco a vite interrotta, non baionetta Pentaconsix che è mille volte meglio), ottiche 30/3,5, 45/3,5, 65/3,5 (secondo tipo), 80/2,8 (due esemplari), 120/2,8, 250/3,5, ora appunto 'sto Tair 300/4,5, sette magazzini, mirino a pozzetto Hasselblad (l'originale ha unalente di messa a fuoco che fa pietà), mirino a pentaprisma esposimetrico e a cappuccio ingranditore tipo loupe... due serie di tubi di prolunga e un duplicatore a sei lenti... un giorno mi voglio divertire a far la somma di quanto ho pagato il tutto, una cosa ridicola, e ci ho già fatto e pubblicato tre libri. L'unico obiettivo che, provato, mi ha deluso nettamente è stato il 150/2,8 Kaleinar. Magari era il solito esemplare montato dopo la terza vodka.
Con il 120/2,8 e una delle due Kiev (l'altra era pronta a far da rimpiazzo, come in una trincea della I guerra mondiale, se la prima avesse ceduto) ho riprodotto su AgfaOrtho 25 in una unica "tirata" di alcuni mesi qualcosa come quattordicimila disegni formato A0, su carta da lucido, illuminati dal retro su un megapiano diffusore verticale con plexiglass di spianamento anteriore che avevo costruito apposta; tutto l'archivio progetti dello Stadio Olimpico di Roma, sia nella variante del '60 che della ristrutturazione per i mondiali del '90. Mi aspettavo che gli otturatori (tutti e due) cedessero, invece nemmeno mezzo problema. Ancora stanno lì, non hanno mai conosciuto un riparatore. Certo, anche solo tattilmente si intuisce che non è una macchina che potresti prestare a un amico, la probabilità di vedertela riconsegnare con imbarazzo bella e bloccata è davvero alta.
Prima dell'Hasselblad e delle Kiev la mia "6x6" di riferimento era la Mamiya C330 ProF: semplicemente un altro pianeta quanto a qualità costruttiva e precisione meccanica, delle due migliore dell'Hasselblad che i sui bei difettucci non li faceva mancare, sotto sotto... però nessun grandangolare vero sotto il 55, e niente magazzini, peccato.
Ed è anche un peccato che il fotoamatore squattrinato ma pieno di estro creativo e buona volontà debba trovarsi in prospettiva senza la "scappatoia sovietica" quanto a rapporto qualità/prezzo, no? Solo platicotti zoom, oppure tanti sghei?