oizirbaf ha scritto::happy2: Valerio grazie, sei davvero gentile. Non hai più quella macchina, mi par di capire, ma hai conservato l'imballo. Certo: ci sfottiamo bonariamente per i tappi poi collezioniamo addirittura gli imballi
l'importante è esserne coscienti e non prendersi troppo sul serio.
Bé, non è che proprio l'ho collezionato. Se a suo tempo avessi venduto la macchina, sarebbe stato più facile con l'imballo. Invece dopo acquistata la KX - l'oggetto migliore per fare Fotografie che mi sia capitato fra le mani in 35 anni - una per volta acquistai come SMC Pentax, quando mi capitava nuovo "fondo di negozio" o usato immacolato, ogni ottica che avevo prima a vite SMC Takumar; rimasto solo il 55... comprai un Sigma 24/2,8, un Mamiya 85/1,7 e un Tamron 200/3,5 e passai la SP1000 così completata, con una compatta e graziosa borsa, a una importantissima fidanzata del tempo. Non aveva senso darle l'imballo; non aveva senso buttarlo via. Inutile dire che tempo dopo le cose con la fanciulla nonandoron più bene, come facilmente accade a quell'età (1984-1986). Adesso se do a te l'imballo, riunifichiamo idealmente due parti di qualcosa che dovrebbe andare insieme (almeno le macchine coi loro imballi...) "ed erra l'armonia per questa valle" (Leopardi). Chissà la mia SP che fine avrà fatto; spero ci abbia fatto belle fotografie... e non sia stata magari sostituita con una compattina da 5 Mpx un paio d'anni fa...
Sono certo che conoscerti di persona sarà un piacere.
Piacere mio!
Il bello delle macchine è utilizzarle. Se non si usano sono oggetti morti...
Appunto, un po' sì. Perciò trattarle con cura, non farsele cadere per terra, posarle sui muretti di pietra o mattoni solo se con sotto qualcosa, ma usarle e proseguirne - a velocità rallentata - la naturale usura. Se no dal vintage e dalla tutela di una traccia significativa di una cultura recente dell'immagine che va scomparendo si passa all'archeologia, il che è corretto quando si torna indietro di molte generazioni, non nell'arco della vita di un uomo...
Per anni il circolo sportivo di canoisti che frequento mi ha offerto la motivazione per fotografare in occasione di gare, partite etc. unitamente al fatto che agli amici partecipanti a quegli eventi fa piacere vedere poi queste immagini. Questo tipo di fotografia non richiede doti artistiche ma soltanto qualche conoscenza tecnica ed attrezzatura adeguata: si fotografa l'evento con la situazione che c'è, cercando di cogliere buone inquadrature e fare il meglio possibile agendo sulle variabili in gioco tempi perchè si usano perlopiù teleobiettivi, diaframma per avere profondità di campo, la mia attrezzatura è a fuoco manuale, sensibilità della pellicola per avere quello stop in più da giocare sul tempo o sul diaframma a seconda della luce disponibile. Da qualche tempo per varie ragioni la possibilità di questo tipo di foto si è fatta più rara. Sono tornato dopo molti anni a sviluppare e stampare il B/N usandolo anche per le foto di sport, con qualche delusione in questo caso.
Bé, la foto sportiva non è il massimo come opportunità di ritrovare "il fuoco sacro". Come nella foto di cerimonie, devi fare ciò che puoi quando devi, ossia adeguarti tu a ciò che ti sta accadendo davanti, cercando di tirar fuori il meglio da una situazione che non controlli ma in fondo è abbastanza prevedibile. Per riappassionarsi ci vuole il paesaggio, i vicoli, gli scorci strani magari girando a piedi per un quartiere antico che pensavi di conoscere ma che in realtà non avevi mai attraversato a piedi bighellonando senza meta... ci vuole tempo, l'hai detto tu. Ma la foto sportiva, a mio sommesso avviso, insterilisce a meno che uno non abbia una sua forte motivazione per qualche motivo (es. sono un ex promettente atleta di leggera e da fotografo voglio sublimare i miei ricordi realizzando un libro di foto del tema).
Mi piace fare il B/N anche perchè lo gestisco tutto in proprio.
...visto?
Per il colore sono convinto che il digitale sia un ottima soluzione consentendo di controllare l'intero processo.
Esatto. Io sto cercando di far pace col digitale voltando sistematicamente la testa da un'altra parte quando vedo qualcuno che fa fotoritocco con Photoshop-qualche cosa, ma osservandolo con cura quando usa Camera Raw o Lightroom 2 per fini aggiustamenti sulle alte luci, recuperi delle ombre, piccolissime correzioni sul colore e sulla temperatura cromatica... Allora sì che ha un senso, se no si passa da una foto pensata,
rischiata, realizzata al momento dello scatto a una foto realizzata in postproduzione. Io ho sempre preferito i quadri ad olio "a memoria" o quelli dipinti col cavalletto da campo davanti al paesaggio, piuttosto che quelli - che riconosco a volte a colpo d'occhio - in cui il pittore, nel suo luminoso studio, dipingeva con una foto a modello. Ecco, la postproduzione mi dà un po' questa idea.
L'ultima novità digitale non mi coinvolge mentre le vecchie meccaniche mi affascinano.
E beh, una lavorazione a tornio e fresa è innegabile abbia molto più fascino di una microsaldatura su un circuito flessibile... dai...
L'altro giorno dal riparatore di fiducia ho visto una Kiev, una di quelle Contax a telemetro prodotte in URSS, per fortuna non avevo abbastanza denaro con me. Altrimenti l'avrei presa subito anche sapendo che, abituato alla reflex, fotografare con quelle macchine mi è ostico. Sarà preoccupante?
No, perché non l'hai comprata. Comunque una Kiev/Contax è un oggetto con un feeling tattile e una "simpatia d'uso" molto inferiore a quello di una Leica, che infatti è il modello dal quale è stata pesantissimamente copiata la meccanica della .... Spotmatic.
Ma questa passione per il vecchio cosa è? Consumismo anch'essa? Spero di no! Volontà di fermare il tempo conservando quegli oggetti che il consumismo ci imporrebbe di scartare? Compassione per essi, desiderio di riscattarli dall'oblio al quale sono destinati? Desiderio di quel senso di sicurezza e stabilità che davano gli oggetti fatti per durare?
Nostalgia della gioventù condita da un contorto sentimento di rivalsa sociale che ci porta a bramare ciò che allora non potemmo avere?
Un po', un po', un po', un po'. Ma, in fondo, a chi fai del male?