un conto è il numero di elementi sensibili un conto è la risoluzione dei dettagli:
i pixel sono elementi sensibili per il digitale, i grani d'argento lo sono per la pellicola quindi, numericamente parlando, il massimo numero di punti registrabili sono quelli detti da 6x7 qualche pagina fa, giustamente pixel tipo FOVEON (non a colori alternati cioè). I numeri sono numeri... non si scappa (o così ci hanno insegnato a ingegneria ).
La risoluzione è la massima frequenza spaziale distinguibile senza aliasing (sovrapposizione di picchi o valli), il che vuol dire che dipende sia dalla vicinanza dei picchi (bianchi per intenderci) e valli (neri) sia da come avviene la transizione. Il modo più semplice di misurarla è quella di numero di linee per unità di misura: una coppia di linee bianca e nera distinguibili (non un grigio tra i due che è effetto dell'aliasing). 120lpm vuol dire che si possono distinguere 120 coppie quindi 120 bianche + 120 nere = 240. Non c'entrano nulla con il numero di elementi sensibili.
Vi è un unico caso in cui coincidono: quando le linee sono della medesima larghezza degli elementi sensibili e sono collocate perfettamente al centro di questi e quindi vengono registrate una per una. Il risultato è che la risoluzione è la metà della densità degli elementi sensibili sul supporto. Se non guardi ad un ingrandimento adeguato il supporto (tale da distinguere ogni elemento) vedi però un grigio uniforme al 50%.
Se le linee non sono allineate agli elementi però le linee non vengono registrate come tali, ma il colore che assumono dipende a quale percentuale di bianco e di nero cade su di esso. Si tratta dello stesso fenomeno che si ottiene ingrandendo o riducendo la retinatura (chi lavora in grafica sa di che parlo, anche gli architetti, ma anche chi ha fotografato serie di linee e punti e si chiede perché sullo schermo al 33,33% o al 45,68% questi danno motivi strani che al 100% non esistono e si chiedono se il computer abbia un anima e li stia prendendo per il ).
Questa è teoria alla base di entrambi i mondi (pellicola e digitale).
E a questo si può ricondurre le difficoltà a digitalizzare adeguatamente le pellicole: "l'effetto retinatura" tra due segnali discreti (ovvero il problema di far coincidere le frequenze e le fasi spaziali). Digitalizzare significa discretizzare un segnale (continuo) e quantizzarlo (ricondurre il valore puntuale ad uno dei livelli di ampiezza). Con il "mondo" fotografato direttamente hai solo continui, con la pellicola il problema è che è già discreta per sua natura (gli elementi sensibili=grani d'argento) e considerando continui i colori. Da qui richiamo il principio delle linee sugli elementi sensibili. Vi è poi il fatto che in ogni trasformazione di un segnale questo perda generalmente di qualità (elido la parte del discorso riconducibile al filtraggio per non rompere troppo altrimenti ). es. Diffrazione nell'ottica (anche il vetro di uno scanner è un'ottica), conversione analogico digitale (AD), distorsione. Ma questo accade anche nello sviluppo del negativo e nella stampa tradizionale tramite processi chimici.
...e con questo cosa volevo dire... che ci avete ragione tutti... e i fatti mi cosano!