Dovrebbero cambiare
- la compensazione, ovvero la differenza assoluta di densità tra il punto più denso e quello più trasparente (più diluito, più compensato)
- un pochino il contrasto (più diluito più morbido)
- l'acutanza (in teoria diluendo di più dovresti abbassare l'acutanza perchè aumenti l'agitazione relativa)
- la grana, ma è sperimentale e varia da una combinazione sviluppo/pellicola all'altra
Il tutto però ha senso se lo "tari" sul tuo ingranditore e sul tuo stile di stampa, ovvero lo sviluppo del negativo è funzione del risultato finale che vuoi ottenere in termini di granulosità e mezze tinte visibili; un esempio classico è la tri-x sviluppata in rodinal 1+75 in semi stand*: si ottiene un negativo molto morbido e altamente compensato (ottima lettura nelle luci e nelle ombre) che però, proprio per la sua morbidezza, va stampato su carta al massimo contrasto (5) che ne esalta la grana e ne riduce le mezze tinte. Sembra un controsenso ma, in questo caso, per esaltare la grana e ridurre la scala tonale si deve ottenere un negativo morbido (quindi ricco di grigi per definizione) all'estremo.
Quindi lo sviluppo è uno dei fattori che è funzione del risultato finale.
Invece se alzi la temperatura e diminuisci il tempo dovresti ottenere lo stesso risultato, in realtà aumenti l'acutanza (minor agitazione relativa); con alcuni rivelatori multicomponente (D-76 e Id-11) dovrebbe cambiare anche la compensazione: il metolo lavora bene fino a 20°c, l'idrochinone da 20°c, quindi se ti muovi dai 20 gradi esalterai le caratteristiche dell'uno (compensazione, si esalta col "freddo") o dell'altro (energia, si esalta col "caldo").
*agiti il primo minuto, fermo fino al minuto 10, agiti un minuto scarichi al minuto 24, il tutto a 20°c; variante: agiti anche al minuto 20 per aumentare il contrasto