IKONTA 521/16 numero di serie F67777
Ottica Carl Zeiss Jena Tessar 1:3,5 f =7,5 cm numero di serie 2313941
Otturatore Compur-Rapid
PRODUTTORE:
ZEISS IKON;
ANNO DI COSTRUZIONE:
1937 - 1939
DESCRIZIONE E FOTO
La IKONTA appartiene ad una numerosa famiglia di macchine a spiegamento rapido del soffietto della quale hanno fatto parte moltissimi modelli nell’arco di almeno un quarto di secolo a cavallo della seconda guerra mondiale. L’esemplare in mio possesso è equipaggiato con ottica Carl Zeiss Jena Tessar 1:3,5 f =7,5 cm numero di serie 2313941 su otturatore Compur Rapid dotato di cinque lamelle, con tempi da 1 secondo ad un 1/500 di secondo e posa B, l’apertura minima è f 22. Considerati il periodo di produzione e la mancanza di indicazioni in tal senso ritengo che le lenti non abbiano alcun trattamento antiriflesso.
La macchina è di color nero con rifinitura in finta pelle goffrata sulle parti piane. Le calotte sono nere ma, alcune scrostature rivelano, al di sotto della vernice, una eccellente cromatura, della stessa ottima qualità tutte le parti cromate in particolare i leveraggi di estensione del soffietto. Con la macchina rivolta in avanti la calotta superiore presenta: ad entrambe le estremità gli anellini di fissaggio per la tracolla. Partendo dal lato sinistro un grosso bottone cromato al di sopra della sede del rocchetto pellicola da esporre, procedendo verso il centro due pulsanti cromati: il più grande comanda l’estensione del soffietto, portando l’obiettivo in posizione di lavoro e l’apertura del mirino sportivo, il pulsante più piccolo l’apertura del solo mirino. Al centro le due antine del mirino sportivo; in posizione di riposo l’antina posteriore recante l’oculare copre l’anteriore recante una lentina. Alla estremità destra un castelletto cromato raggruppa: la chiavetta di avanzamento film, il pulsante di scatto munito di filettatura per il flessibile, la spia del meccanismo di sicurezza contro le doppie esposizioni. Non è possibile premere il pulsante di scatto senza aver prima avanzato il film, la visione di un punto rosso attraverso un foro spia evidenzia che si è provveduto a tale operazione. Sul dorso si trova la finestrella di controllo avanzamento film protetta da un chiavistello cromato.
Il chiavistello di apertura del dorso che si trova sul lato sinistro. Sul fondello della macchina si trovano: al centro la filettatura per il cavalletto, alle estremità due dischi in metallo cromato corrispondenti alla posizione dei rullini pellicola. Sono montati su una molla estraendoli si sbloccano i rocchetti avvolgirullo.
Premendo verso l’interno due levette laterali inserite sui leveraggi di estensione del soffietto quest’ultimo viene ripiegato e si richiude la macchina. Le due levette cromate riportano inciso il marchio “Zeiss Ikon” nel punto in cui vanno premute.
La montatura della lente frontale dell’obiettivo riporta la scala metrica di messa a fuoco operazione da effettuarsi ad occhio. Sia la scala di messa a fuoco che quella dei diaframmi riportano un puntino rosso. La regolazione su entrambi i puntini garantisce la massima profondità di campo da circa 4 metri all’infinito
Questa macchina è un ricordo di famiglia essendo appartenuta al nonno dello scrivente. Da quando ne sono entrato in possesso, assieme ad alcuni accessori ed altre fotocamere della stessa marca, ho cercato di reperire notizie al riguardo, in particolare per determinarne il periodo di costruzione e la collocazione nel mercato dell’epoca. Il libretto di istruzioni in italiano, per fortuna conservato in discrete condizioni, purtroppo non riporta alcuna data, tuttavia la dicitura: “Importatore ufficiale per l’Italia e le colonie” ci rimanda al periodo prebellico. Ricercando su internet oltre alla storia della Zeiss di Agostino Maiello pubblicata sul sito http://www.nadir.it si è rivelato fonte di utili notizie il sito di un appassionato: http://www.fotografianegliannitrenta.com .
In particolare: da una pagina del catalogo 1941 di un rivenditore italiano, nella quale è raffigurata proprio questa fotocamera, apprendo che, a quella data, ne venivano commercializzate tre versioni: con obiettivo Zeiss Novar 1:4,5 su otturatore Klio, con obiettivo Zeiss Novar 1:3,5 su otturatore Compur, e con obiettivo Zeiss Tessar su otturatore Compur-Rapid, come l’esemplare in mio possesso, al prezzo rispettivamente di £ 700, £ 900, £ 1200. Un altro sito http://www.netcontax.com in inglese riporta che questo modello fu prodotto dal 1937 al 1939. Questo modello si collocava quindi nella fascia media del mercato dell’epoca essendo superato ampiamente per caratteristiche tecniche e prezzo da apparecchi professionali muniti di telemetro come le Super Ikonta della stessa casa e dalle reflex biottica.
Il libretto di istruzioni in mio possesso, relativo però ai modelli più economici Nettar 6X6, propone alcuni accessori originali: un mirino denominato “Chiaro” (Num 436/16) da montarsi sulla staffa di sostegno dell’otturatore per la visione dall’alto, lenti per fotografare a distanza ravvicinata, paraluce, borsa pronto, filtri. Di quest’ultimi mi è pervenuto un esemplare del classico giallo con relativa custodia in bachelite, è curioso il sistema di fissaggio del filtro all’obiettivo per mezzo di tre dentini che incastrano nella montatura dell’obiettivo. Una curiosità: all’interno del dorso è presente una decal pubblicitaria delle pellicole Zeiss Ikon.
Proprio la donazione, da parte di una zia, di questa macchina mi ha spinto a riattivare la camera oscura, dormiente da diversi lustri, da allora ho scattato più di un rullo usando pellicole da 400 ISO in modo da garantirmi la possibilità di diaframmare per ottenere la profondità di campo necessaria a compensare la messa a fuoco fatta ad occhio. In un paio di casi ho ottenuto immagini davvero sorprendenti per la ricchezza della scala dei grigi e la nitidezza. Debbo dire che in entrambi i casi si trattava di giornate di cielo coperto quindi di luce diffusa con poche ombre. Per queste vecchie lenti il controluce è davvero micidiale e sono convinto che un paraluce, che purtroppo non ho, sarebbe un accessorio indispensabile. Non ho mai provato una pellicola a colori, per i quali certamente l’obiettivo non è progettato, un esperimento da fare. Prima o poi.
Naturalmente fotografare con una macchina simile è tutt’altro che semplice, dall’esposizione da misurare con un esposimetro esterno, alla messa a fuoco da indovinare ad occhio, a tempo e diaframma da regolare manualmente, all’otturatore da caricare separatamente dall’avanzamento pellicola è quasi impossibile non dimenticare qualcosa compromettendo il risultato.
Il lato positivo di questo genere di fotocamere è la dimensione: chiusa sta comodamente in una tascona ed è una medio formato. I modelli più costosi: le Super Ikonta con telemetro accoppiato devono essere davvero fantastiche, mi auguro che qualche fortunato forumista voglia parlarcene.