oizirbaf ha scritto::miii: Curiosa combinazione: l'altro ieri un carissimo amico me ne ha regalata una identica. Per quanto la abbia rigirata non sono riuscito a trovare un marchio di fabbrica da nessuna parte, ora grazie a questo post ho scoperto che si chiama Fiamma ed era costruita a Firenze.
Il mirino è purtroppo opacizzato, per il resto, a parte qualche segno di ruggine, più meno come quelli che si vedono nelle foto, è in ordine e funzionante. La mia certamente non è 6 * 9, neppure monta pellicola 120 ma dovrebbe montare la pellicola 127 (almeno credo che questo sia il nome) una pellicola in rullo alta 4,5 cm e non 6 cm come la 120. Per accertarsene è sufficiente misurare l'altezza del rocchetto che si vede in foto. Questo tipo di pellicola, una volta diffusissima, è divenuta difficilmente reperibile non è tuttavia impossibile da trovare, sopratutto in rete.
Assolutamente confermo, è una 3x4 per rullo 127 che tantissimi anni fa vidi a casa di una vecchia parente alla lontana in Campania, e ci giocai un poco: avevo diciassette anni, nessuna velleità collezionistica e snobbai l'oggetto come poco interessante: obiettivo a menisco, un solo tempo di scatto, formato di per sé grandino ma penalizzato dalla dimensione minima del rullo centrale della spoletta, che "viziava" la pellicola rendendone difficile il mantenimento della planeità.
Non mi posi minimamente il problema che potesse essere, un giorno, desiderabile da un collezionista.
Erano macchine di una generazione in cui il formato 35 mm difficilmente riusciva a permettere risultati decenti con le pellicole dell'epoca: o avevi davanti un buon "vetro" o venivano porcherie. E lo sviluppo naturalmente era più critico.
Perciò, era più facile aumentare un po' la superficie sensibile, e risparmiare sull'ottica accontentandosi di un semplice menisco diaframmato (al più, un doppietto come nelle folding 6x9 meno luminose), e per questo nacque il 127.
Che veniva inquadrato dalla mascherina in macchina o come 3x4, o come 4x6 (come se dal 120 volessimo ricavare solo 4,5x6 o 6x9). Molto più di rado, 4x4.
Il 127, come detto, aveva l'handicap della spoletta con l'asse sottile, che costringeva la pellicola ad arrotolarsi "molto stretta"; ciò rendeva difficilissimo riuscire ad ottenere una decente planeità dell'emulsione sensibile al momento dello scatto.
E questa fu una delle ragioni dello scarsissimo successo della Rollei 4x4, nonostante l'idea in sé di una "mini-biottica" con un fotogramma abbastanza più grande del 35 mm fosse affascinante.
Il problema in realtà si presenta anche sul formato 120: pochissimi sanno che, se si vuole ottenere il meglio da un fotogramma, specie se esposto con grandi aperture di diaframma,
converrebbe ricaricare la pellicola subito dopo aver scattato, e scattare solo dopo un po' per darle il tempo di spianarsi bene davanti al pressapellicola perdendo quel po' di "memoria di forma" impostatosi.
Tutte cose incomprensibili proprio... semanticamente a chi si preoccupa, come valore aggiunto della propria fotocamera, del picco di
fps raggiungibile (eccezion fatta per i fotonaturalisti in digitale, che son scusati perché ne possono trarre vantaggio).
Fra l'altro, il percorso più "lineare" della pellicola da spoletta datrice a spoletta ricevente è alla base delle superiori prestazioni, in termini di planeità, della Asahi Pentax 6x7 /67/67 II, dei dorsi Cambo 6x7-6x8-6x9 su pellicola 120 per banco ottico e delle varie Mamiya C2/C3/C22/C33/C220/C330/C220f/C330f/C330S,
biottiche ad ottica intercambiabile in cui il film segue un percorso molto meno contorto che non, ad esempio, nel magazzino Hasselblad.