La macchina e l'obiettivo erano in ottime condizioni, il mirino assolutamente privo di polvere, praticamente inusati o quasi. Il solo dorso della fotocamera presenta la mancanza del vetrino spia della pellicola in uso, un peccato perchè il ricambio originale temo sia introvabile, facilmente risolvibile incollando un qualsiasi ritaglio di plastica trasparente dall'interno del dorso o, molto più prosaicamente, come sinora ho fatto, tappando la fessura con un pezzo di nastro isolante nero.
La macchina ha un aspetto plasticoso ed un design squadrato che non attirano molto l'occhio dell'appassionato di vecchie glorie, mi ricordai però che esistette una Chinon che offriva il funzionamento programmato AE con gli obiettivi K. Era proprio lei. Come recita il manuale, reperito in rete, "SRL 35 mm automatica, compatta, motorizzata, con lettura TTL media compensata al centro, triplo programma (instant stop down metering), priorità di diaframma, esposizione manuale. Pannello LCD con tutte le informazioni". L'otturatore, a corsa verticale, offre tempi da 15" ad 1/2000. Nel mirino una scala di led indica il tempo di scatto, il tipo di programma in uso ed eventuali allarmi, nessuna indicazione sul diaframma scelto dal programma.
La macchina è priva di leva di carica essendo dotata di motore selezionabile per scatto singolo o continuo. Carica e riavvolge automaticamente la pellicola. Il caricamento automatico della pellicola a me sembra una complicazione costruttiva inutile e, non vedendo la monovella di riavvolgimento ruotare, ho sempre il dubbio che la pellicola sia stata correttamente caricata. E' presente un tasto per le doppie esposizioni e persino il blocco della memoria esposimetrica quando si usa la priorità di diaframma. La selezione dei vari modi di esposizione avviene per mezzo di un selettore rettangolare di cui vanno premuti gli angoli, tanto brutto da vedere quanto semplice ed intuitivo da usare. Insomma ha tutte le caratteristiche ed i gadget dell'ultima generazione di reflex con messa a fuoco manuale.
Devo dire che, in molti casi, l'esposizione programmata è comoda, la possibilità di averla sui miei obiettivi K ed M è un di più che mi intriga, la macchina ha un bel mirino luminoso con immagine spezzata e microprismi che si comportano bene anche con obiettivi non proprio luminosi, si impugna comodamente grazie alla sporgenza portabatterie (4 stilo) lo scatto e l'avanzamento pellicola sono sicuramente più silenziosi di una Super A con winder e bisogna fare un poco l'abitudine al rumoretto farlocco del motore incorporato. Le due pellicole che ci ho fatto sinora hanno evidenziato qualche problema di trascinamento con i fotogrammi non egualmente spaziati, comunque mai sovrapposti.
Il motivo per cui ne scrivo è che questa reflex fa con gli obiettivi K quello che le Pentax fanno con gli obiettivi A.
Il segreto sembra risiedere in questo Instant Stop Down Metering citato dal libretto di istruzioni. A leggerlo così la prima cosa che si pensa è che la macchina continui a misurare mentre il diaframma si chiude e quando, con il tempo che il programma ha scelto, l'esposizione è corretta smette di chiudere il diaframma. Per fare questo però dovrebbe avere una cellula esposimetrica che lavori come quella della LX.
Poichè non vi è nulla del genere l'unica spiegazione che mi sembra resti è che la CP-7m faccia, automaticamente, in tempi rapidissimi quello che le attuali Pentax digitali fanno quando con un obiettivo K si preme il tastino verde per far calcolare in stop down l'esposizione e poi si scatta. La CP-7m sembra seguire questo schema azionando però il solo pulsante di scatto. Prima di affermare che potrebbero farlo anche le Pentax digitali in luogo dei due tasti separati mi devo chiedere: il simulatore di diaframma in tutto ciò che ruolo ha?
La CP-7m sicuramente lo usa esponendo a priorità di diaframma, comportandosi in questo come una Pentax ME Super. Nel funzionamento programmato si deve tenere il diaframma impostato sulla massima chiusura in modo che la macchina scelga tra tutte le aperture disponibili, ma si può anche limitare il range di aperture utilizzabili impostandone una che verrà considerata l'apertura minima consentita, purchè questa disti almeno quattro stop dalla apertura massima dell'obiettivo montato. In pratica se monto lo SMC Pentax 50/1.2 con il diaframma chiuso a f 22 il programma sceglierà tra tutti i possibili valori di apertura, se lo monto con il diaframma ad f 4 il programma considererà f 4 il diaframma minimo, così in avanti a chiudere. Se dovessi però impostare f 2.8 avrei nel mirino una segnalazione di errore non disponendo il programma di sufficienti opzioni per agire.
Tutto ciò mi fa pensare che il simulatore di diaframma venga in qualche modo utilizzato dalla CP-7m per conoscere l'apertura minima disponibile, mentre l'apertura massima, credo, la ricavi semplicemente dalla misura a TA. Se così è il segnale di allarme quando si seleziona un range di aperture inferiore ai 4 stop tra massimo e minimo viene attivato dalla differenza tra il valore massimo rilevato dalla misura a TA e minimo rilevato dalla posizione del simulatore.
Se lo Instant Stop Down Metering avviene al momento dello scatto, un istante prima che il ribaltamento dello specchio accechi la cellula, l'indicazione del tempo che appare nel mirino dovrebbe essere una indicazione presunta che non capisco come viene ricavata perchè non vi è chiusura del diaframma quando viene acceso l'esposimetro.
La domanda finale è: questo sistema potrebbe essere implementato su una Pentax digitale con baionetta crippled quindi senza utilizzare la camma del simulatore nell'obiettivo